martedì, maggio 23, 2006

Lo Straniero

Pubblichiamo questo interessante articolo tratto dalla news letter di Giudizio Universale.
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Turismo responsabile Lo straniero di Giulia Stok
“L’occhio dello straniero vede solo quello che già conosce”, recita un proverbio africano. E gran parte dei viaggi organizzati da tour operator pare confermarlo appieno. Come movimenti di critica al turismo di massa sono nate, all’interno di alcune Organizzazioni non governative, le prime agenzie che vogliono cambiare l’approccio, e confutare il proverbio.Rendere le comunità locali protagoniste dello sviluppo turistico del proprio territorio, far ricadere i maggiori profitti su di loro e non sulle agenzie, favorire lo scambio culturale tra viaggiatori e abitanti dei luoghi visitati, ridurre l’impatto ambientale delle strutture ricettive. Questi principi sono espressi nella “Carta d’identità per viaggi sostenibili”, una sorta di statuto dell’Aitr (Associazione Italiana Turismo Responsabile), fondata nel ’97 dalle agenzie che si occupano di “turismo responsabile”. Enrico Marletto, direttore di una delle più grandi, la cooperativa “Viaggi solidali”, sottolinea come la differenza tra le vacanze responsabili e quelle di agenzia non stia tanto nelle destinazioni, più o meno esotiche, quanto proprio nello stile del viaggio, che mira soprattutto a incentivare l’incontro con la popolazione locale, con i volontari delle Ong in loco, e la conoscenza delle condizioni reali del Paese.
Nel concreto, i principi dell’Aitr si realizzano sia nella scelta dei mezzi di trasporto e delle strutture di accoglienza, sia nella qualità dei gruppi di viaggiatori: non si utilizzano autobus privati ma, dove possibile, mezzi pubblici; non si dorme in hotel a cinque stelle ma presso famiglie, centri gestiti dalle comunità dei villaggi o piccole pensioni; non ci si sposta in massa insieme a decine di sconosciuti, ma si parte in gruppi ridotti, di 10-15 persone, conosciute in Italia nel corso di una riunione preparatoria. Per il trasferimento solitamente non sono utilizzati charter ma voli di linea delle compagnie di bandiera del luogo di destinazione. In generale, il comfort è inferiore a quello assicurato dalle tradizionali agenzie, ma sono comunque garantite sistemazioni decorose e sono rispettati gli standard di sicurezza. Inoltre, spostarsi in piccoli gruppi permette una maggior autonomia dei partecipanti, che possono decidere, nei limiti del possibile, il programma del viaggio, uscendo dalla logica del “tutto organizzato”.
I risvolti etici del viaggio sono assicurati da una buona trasparenza dei costi, suddivisi in tre voci: una quota progetto, fissa per ogni partecipante, destinata a sostenere le attività delle Ong visitate; una quota di partecipazione che comprende il volo dall’Italia, eventuali voli interni, le spese per l’accompagnatore, il costo dei materiali di formazione e la giornata preparatoria a cura della Ong; una cassa comune, cioè una cifra indicativa da portare in viaggio per le spese sostenute sul posto (cene, pernottamenti e trasporti interni). I prezzi nel complesso sono leggermente inferiori, a parità di luogo e periodo, a quelli proposti dalle agenzie tradizionali: la differenza sta piuttosto nella qualità del viaggio e nella diversa destinazione dei fondi.
La possibilità di scelta è elevata: esistono viaggi responsabili organizzati in Paesi tradizionalmente turistici, come il Messico, così come ne esistono in zone escluse dai circuiti tradizionali, come il Burkina Faso; si può scegliere tra percorsi che conducono all’altro capo del mondo e altri che permettono di vedere sotto una luce diversa realtà a pochi chilometri da casa. Il comune denominatore è da un lato la volontà dei partecipanti di mettersi in gioco a livello personale, confrontandosi con diverse culture, abitudini, modi di vita; dall’altro una gestione dei costi che non renda lo sviluppo turistico un fattore di disuguaglianza e sfruttamento."

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